AMORE DI SE’ – AMORE DELL’ALTRO
Solitamente si ama qualcuno perché egli ha in sé determinate caratteristiche nelle quali noi proviamo appagamento. E questo appagamento deriva dal fatto che egli è simile a noi, in alcuni aspetti e così noi rispecchiandosi in essi, troviamo un autocompiacimento. Crediamo di amare lui, mentre amiamo noi attraverso di lui. Egli ci dà modo di poter apprezzare nostre qualità che sentiamo rifletterci indietro come simpatia, come viva luce e caldo colore animico. Si ama l’altro per amore di sé: lo si utilizza come una superficie specchiante. Quando egli non “riflette” in modo appropriato, allora spesso è giunta l’ora di cambiare lo specchio.
Forse non si sa abbastanza con chiarezza che il vero amore dovrebbe invece amare l’essere per ciò che è. Amarlo perché riscontriamo in lui qualità creative che noi non possediamo, ma che troviamo belle, importanti. Vedere belle qualità nell’altro suscitano in noi un caloroso apprezzamento, ed esse ci stimolano ad amarlo, ad elogiarlo, a poterlo frequentare, per godere della bellezza di cui è portatore. E’ amore per lo spirito, per i suoi talenti spirituali.
Questo tipo di amore chiede una partecipazione attiva da parte nostra: non si dà da sé, non sorge spontaneamente, al principio. Deve essere voluto. Si tratta di volere approfondirsi nell’altro al punto di volerlo conoscere a pieno, con vivo interesse. Indagare con dedizione lo spirito e l’anima dell’altro per sincero interesse conoscitivo, è già amore.
L’amore per l’altro si sviluppa tendendo a perfezionarsi, a porsi delle piccole rinunce: a rinunciare ad alcune nostre debolezze, che ci limitano. Se tendiamo a voler diventare migliori, operiamo già nella direzione di creare in noi facoltà di amare. L’impulso a perfezionarsi si tramuta in capacità di amare.
Tiziano Bellucci
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