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GLI ANGELI. Il colpo d’ala del pensiero


GLI ANGELI

Il colpo d’ala del pensiero

(dai Quaderni di Flensburg)

Libero studio e rielaborazione di Tiziano Bellucci, dicembre 2016

 Il corpi fisici degli angeli negli elementi

L’angelo non ha un corpo fisico con limiti spaziali: esso può compenetrare una parte di acqua qui, e più lontano un’altra parte di acqua. Essi possono incorporarsi nei 4 elementi, senza necessariamente delimitarsi in uno spazio unico. Entro un lago e in una nuvola possono esservi decine di angeli che compenetrano la nebbia umida. L’idea che abbiamo di “Natura” che abbiamo deve arricchirsi di una globalità di esseri elementari che “abitano” negli elementi, i quali sono governati e “mossi” da Angeli e Arcangeli, come fossero loro “arti” o “continuazioni” del loro essere.

Non è il lago il corpo dell’angelo: lo sono i vari esseri elementari che vivono negli elementi. Gli elementari non hanno uno “spirito proprio”; il loro spirito appartiene all’angelo.

Il rapporto uomo/angelo

L’angelo vive in relazione con le forze di destino, i dolori e le gioie dell’uomo. Egli tende a promuovere, ad alimentare le forze migliori riposte nell’uomo, in modo che questi possa adempiere il suo destino con maggiore forza e coscienza.

L’angelo conosce dai tempi primordiali il passato e il presente dell’uomo che custodisce.

Egli “accompagna” l’uomo agli incontri di destino: può “attutire” in determinati momenti la coscienza umana, per provocare incitamenti “automatici” nel prendere determinate direzioni di cammino. Egli ispira “presentimenti” all’uomo: o semplicemente lo conduce su strade, “fa accadere” fatti che poi introducono ad eventi pre/scritti prima di nascere. Può accadere che in una fase delle vita, determinate cose ci appaiono fondamentali. Recanti in sé “premonizione”. Senza sapere la ragione, questo ci spinge a “sentire” di dovere intraprendere una data strada. Si tratta dell’influenza dell’angelo. Egli, tramite un particolare sforzo di concentrazione, riesce a penetrare nella nostro coscienza umana, portandoci a coscienza in un dato momento della vita, qualcosa di essenziale.

L’angelo dispone di un gran numero di possibilità per portare avanti il destino umano.


La coscienza dell’angelo e la coscienza umana

Ciò che è attinente alla vita ordinaria rimane oscuro all’angelo: non ha una percezione diretta della materia. Solo quando l’uomo si attiva per pensare e sentire la realtà spirituale, tanto piu egli sente presente l’uomo, sentendosi “pensato”. I coltivare sentimenti di venerazione, gratitudine e amore ci apre al rapporto con l’angelo.

Più l’uomo riesce a mettersi in rapporto cosciente con l’angelo (il quale conosce il piano di destino), tanto più diviene capace di intuire quali possono essere le vie che egli può intraprendere per incrementare positivamente il suo sviluppo.

Così come l’uomo può arricchirsi tramite il rapporto con l’angelo, quest’ultimo può decadere a causa della degradazione in cui può incorrere il suo protetto.

Le collaborazioni fra angeli

Gli angeli di diversi uomini, “collaborano” fra loro. Essendo in grado di muoversi fuori dalla spazio/tempo, riescono ad abbracciare nessi di destino più ampi, tramite una vista d’insieme globale. Quando deve avvenire un incontro karmico fra piu persone, più angeli concordano le condizioni fra loro.

Malattie e angeli

Quando deve avvenire una malattia predestinata, l’angelo gioca un ruolo nell’insorgere del male, non provocando direttamente la malattia, ma servendosi di altri esseri affinché essa accada.

Angeli e incarnazione del bambino

L’angelo coordina molto tempo prima, insieme ad un arcangelo, le condizioni per l’incarnazione dell’anima in base al destino umano. Vengono ricercate: una coppia di genitori, il territorio, la razza, il popolo.

Prima che l’io si manifesti nel fisico (prima dei tre anni) il mondo sovrasensibile parla attraverso il bambino. Guardando negli occhi un bambino si guarda negli occhi il suo angelo custode.

Può sgorgare molta saggezza dalle parole di un bambino. Perché è portatore di un angelo.

L’io del bambino è attivo sin dalla terza settimana dal concepimento, solo che è dedito ad altre attività: come quella di edificare lo strumento della coscienza, il cervello. Prima dei tre anni l’io è lo scultore, che plasma il suo corpo affinché vi possa esservi una possibilità di manifestazione. Quando il bimbo dice “io” a se stesso, è il momento in cui avviene un distacco graduale fra il suo angelo e il suo corpo. Tale distacco con l’angelo continua gradatamente, sino al 21°-28°  anno di età, momento in cui l’uomo arriva a prendere in mano il suo destino pienamente, ossia può esercitare il totale libero arbitrio. Quello è il momento in cui “si dovrebbe” riacquisire un contatto cosciente con l’angelo, per poter “intuire” il proprio piano di vita. Dopo il 28° anno, l’Angelo si attiva soltanto se l’uomo collabora e vuole che esso lo aiuti.

Più dedichiamo la nostra attenzione agli Angeli, più consegnamo a loro la possibilità di agire ed aiutarci a riconoscere il nostro destino.

Incontri notturni con l’angelo e la visione del giorno dopo

Nel Vangelo di Matteo, Giuseppe viene avvertito in sogno da un angelo dell’imminente nascita di Gesù. Steiner dice che l’angelo di notte siamo legati al nostro angelo custode, ed egli vive nell’ambiente astrale in cui noi passiamo la notte. E’ parte di quel mondo come rappresentante del “regno” spirituale.

In genere, a metà del periodo di sonno notturno, avviene un incontro dell’uomo con il suo angelo durante il quale vengono elaborati i fatti che andranno ad accadere il giorno dopo. Si ha come una “visione” profetica del destino del giorno seguente. Solitamente questo non affiora alla coscienza ordinaria: ma più si diviene consapevoli dell’incontro con l’angelo, più potremo prendere giuste decisioni e trasferire pensieri consapevoli entro le azioni della giornata a venire.

Supponiamo che a mezzogiorno debba accadere un dato evento: quello che sarebbe più giusto da fare è già stato “discusso” con l’angelo custode la notte precedente. Ci si può come sentire interiormente dire: “quel che ora andrò a fare è stato ieri concordato con il mio angelo”. E’ fondamentale riconoscere come la vita notturna sia un tutt’uno con la vita diurna e abbia retroscena spirituali.

Per affrontare coscientemente l’incontro con l’Angelo è bene prima di dormire prepararsi con il pensiero nella convinzione che nelle ore notturne si entrerà in rapporto con il proprio custode. Il sonno ci unisce con il mondo spirituale.

Steiner consiglia, se si voglio porgere domande all’angelo sul proprio destino, di farlo prima di addormentarsi. Le risposte possono arrivare da un’altra direzione, forse mediante un evento apparentemente casuale. E’ importante in tal proposito, sviluppare una certa capacità di osservazione degli eventi più sottili che accadono durante il giorno.


Angelo e Sé spirituale (Genio)

Steiner, O.O. 175, 20-02-1917): “L’uomo deve effettivamente, a poco a poco, unirsi più intimamente con il suo Sé spirituale, che è già in germe, anche se non ancora sviluppato, nell’aura astrale che al contempo è irraggiata dall’alto, da un elemento che viene incontro dal futuro. Quando avviene questo incontro? Si può sperimentare a metà di un sonno prolungato un incontro più intimo col Sé spirituale, ossia con le qualità spirituali da cui sarà composto il Sé spirituale, un incontro con il Genio. Questo incontro avviene per l’uomo più o meno ogni notte. Dapprima esso avviene in modo inconsapevole, ma diverrà sempre più cosciente grazie alle idee e alle rappresentazioni trasmesse dalla scienza dello spirito.

Io mi addormento;

fino al mio risveglio sarò nel mondo spirituale;

la mia anima vi incontrerà la potenza animica della mia vita sulla terra,

potenza che esiste nel mondo spirituale

e circonda come un aura il mio capo:

essa è il Genio;

le ali del Genio hanno sfiorato la mia anima”.

L’angelo dopo la morte

L’angelo accompagna l’uomo dopo la morte. Egli favorisce il processo di rivedere la “vita al contrario”: facendo sperimentare all’uomo la tipica coscienza angelica, capace di abbracciare con un colpo d’occhio, con grande precisione e completezza sorprendente, tutta l’esistenza trascorsa. Ciò che l’uomo vive come esperienza del kamaloca è esperienza analoga al vivere la coscienza ordinaria dell’angelo, dove il mondo interiore diviene mondo esteriore.

Compito dell’angelo è di instaurare un rapporto con le gerarchie superiori e il disincarnato. Egli è compenetrato dall’angelo. Il suo angelo si collega ad altri angeli, i quali sono legati a loro volta, ad altri umani disincarnati che dimorano nel mondo spirituale. Come sulla terra siamo avvolti da un corpo fisico, nel mondo spirituale dopo la morte siamo avvolti da un organismo spirituale che è l’essere angelico nostro custode. Permaniamo con questo “vestito” angelico per il periodo in cui si resta nel kamaloca. Poi sorge l’esigenza di “estendersi” e di essere compenetrati da sostanza arcangelica, per salire di coscienza e di altezza sui piani del mondo spirituale.

Lo spezzare il legame con l’Angelo

Il farsi pervadere dal materialismo, può impedire la nostra collaborazione con l’angelo nel post mortem, durante la “mezzanotte cosmica”: infatti in quel momento l’angelo –lui solo- può intessere una collaborazione con un arcangelo, per configurare le fasi e lo sviluppo del destino umano. Se si spezza il legame con l’angelo, si va a complicare molto la strutturazione del destino.

L’uomo una volta incarnato infatti, non potrebbe piu sentire gli effetti delle esperienze karmiche: non avrebbe piu presentimenti che gli possono indicare un agire corretto, da intraprendere.

Da un certo momento in poi potrebbe “non succedere piu nulla” che possa portare occasioni di progresso in questa vita. Cessano le “ispirazioni” angeliche. Un angelo che non riceve piu dall’uomo impulsi, stimoli di natura spirituale, morale e religiosa, non può piu intervenire nel destino del suo custodito. L’angelo non accompagna piu l’uomo, se questi durante la veglia lo ignora, lo rinnega. Il fatto che egli possa agire dipende dalla disposizione animica di fiducia dell’uomo. Ciononostante l’angelo compie innumerevoli tentativi per scuotere l’uomo dal materialismo e svegliarlo.

Archai, Arcangeli e Angeli

Le Archai si occupano di preservare operare nelle forze del corpo fisico umano, gli Arcangeli in quelle del corpo eterico e gli Angeli in quelle del corpo astrale.

Natale e Angeli

“In inverno, a Natale la terra apre le sue finestre ed Angeli ed Arcangeli vi guardano attraverso”.

L’ansia, la malinconia natalizia è dovuta al fatto che entità superiori possono osservare il contenuto morale ed etico delle anime umane. Ci si sente “indagati” all’interno.


Il pensare, il meditare e l’Angelo

Quando ci si solleva dalla coscienza ordinaria, la percezione che si ha dello stato eterico del proprio essere è un “assaggio” di ciò che è l’essenza angelica. Essa è presente nel pensare puro, libero dai sensi. La sostanza del pensare stesso è parte di essa. “Si tocca” l’ala dell’angelo, quando si ascende ad un pensare superiore, rafforzato, concentrato.

L’angelo ci protegge anche dalla reale natura del pensare. Esso sarebbe pura “immaginazione”. Forza che non sarebbe sostenibile dall’uomo. L’angelo ha il compito di “codificare” il pensare vivente in pensare astratto: altrimenti le entità viventi presenti nei pensieri, nelle percezioni ci ucciderebbero, a causa della potenza che esse emanano.

Pregare all’Angelo

Ci si può rivolgere al proprio Angelo affinché si rivolga all’Angelo di un altro umano in modo da mettergli a disposizione le forze per permettergli di promuovere adeguate azioni all’interno della coscienza di quell’uomo, che vadano a estrinsecarsi in una corretta esecuzione del suo destino.

Si deve pensare concretamente alla persona ponendosela davanti mentalmente in immagine, richiamando il tipo di rapporto che abbiamo con essa.  Ricordandosi che ognuno ha un Custode, viene messo in atto un processo spirituale.

Pregare significa accrescere le forze dell’Angelo, il quale può mettere in moto il destino, facendo progredire l’altro uomo. La volontà e l’amore inviati vengono ritrasmessi dall’Angelo al suo protetto. Questo si ripercuoterà sul comportamento della persona a cui è stata inviata la preghiera.

Ecco una preghiera di Steiner, in merito:

Spirito della sua anima,

attivo guardiano,

che le tue ali possano portare

l’amore implorante della mia anima

all’essere umano affidato alla tua custodia,

affinché, unita alla tua potenza,

la mia preghiera irraggi piena di aiuto

sull’anima che cerca con amore”.

Si dovrebbe provare gratitudine e riconoscenza per il proprio Angelo, che funge da intermediario.

Lo spirito dell’uomo e lo spirito dell’Angelo Scoto Eriugena (810 D.C)

Eriugena parlava dell’esistenza di una relazione fra lo spirito dell’uomo e quello dell’Angelo. Come se nello Spirito dell’Angelo si trovasse un modello per lo Spirito dell’uomo e come se vi fosse un interdipendenza fra i due spiriti.

Questo comporta un certo lavoro da parte dell’uomo: un cammino di liberazione dalle brame e dai desideri. Questo lavoro conduce anche ad una “liberazione” dell’Angelo custode, il quale non è più necessario ad un uomo che abbia “superato l’umano”, perché quest’ultimo elevandosi di un gradino, diventa Uomo Angelo. Questa “emancipazione” dall’Angelo diviene dopo la morte o dopo l’iniziazione una comunione, una partecipazione cosciente insieme al proprio Angelo.

La purificazione effettuata dal discepolo permette che lo spirito del suo Angelo possa diventare spirito dell’uomo. La comunione con lo spirito dell’Angelo permette all’uomo di incorporare entro il suo spirito la forza dell’Angelo, cosichè l’uomo diviene per partecipazione, anch’egli Angelo. Rudolf Steiner chiama questo processo di partecipazione con l’Angelo “la realizzazione del Sé spirituale” nell’uomo. In altri termini, il corpo astrale viene trasmutato dal lavoro iniziatico dell’uomo, in un elemento spirituale che è della stessa natura e qualità del Sé del suo Angelo. Avviene come un “appropriazione” dello spirito dell’Angelo. Questi, ha il sé già sviluppato il Sé spirituale: partecipando della vita dell’uomo, vi è la possibilità che il corpo astrale umano possa essere fecondato da questo modello spirituale angelico e possa innalzarsi alla medesima natura.

Come pensa l’uomo e come pensa l’angelo?

L’uomo pensando parte da un punto e dice: io ho compreso questa cosa. A partire da questa conoscenza cerco di comprendere altre cose ad essa collegata. Si parte da un punto per progredire ulteriormente, per allargare i concetti e la visione d’insieme, abbracciando sempre più ampie sfere di realtà. Per fare questo serve l’elemento del “tempo”. Concatenare concetti uno dopo l’altro, significa disporli su una ipotetica linea mnemonica temporale. Una costruzione di pensiero non equivale al “lampo animico” che come visione globale d’insieme appare all’Angelo. L’uomo deve sforzarsi a trovare il seguito logico di un pensiero. Gli Angeli hanno un pensiero spirituale istantaneo, un immagine spirituale immediata. Non devono faticare a concatenare nel tempo. Tutto diviene spazio animico contemplabile con un colpo d’occhio che riassume in sé tutto, in un’unica immagine. Come una sorta di “istinto” nell’angelo compare la globale verità su una cosa.

L’uomo deve faticosamente elaborare il suo spirito, mentre l’Angelo ha già elaborato il suo spirito.

L’uomo può acquistarsi concetti esatti e chiare forme di pensiero, tramite il suo potere di “nominare” ossia di differenziare la realtà: capacità che l’Angelo non possiede.

(Si potrebbe dire che l’Angelo non ha uno spirito individuale come l’uomo. E’ parte dell’uomo. In qualche modo è l’io superiore dell’uomo. Rimane un essere esterno all’uomo sino a che questi non riesce ad identificarsi con il proprio spirito. Quando l’uomo elevandosi, diviene Angelo, l’Angelo e l’uomo divengono una cosa sola)

Di notte voglio parlare con l’Angelo

Se riconosce i miei occhi.

Se egli improvvisamente chiedesse: “Vedi tu l’Eden?

Io dovrei rispondere: “l’Eden brucia.”

Voglio innalzare la bocca verso di lui,

indurita come chi non ha più desideri.

L’Angelo direbbe: “Intuisci tu la vita?”

E io dovrei rispondere: “la vita consuma.”

Se trovasse in me qualcosa di quella gioia

che è eternamente presente nel suo spirito

e la innalzasse nelle sue mani

io dovrei dire: “La gioia confonde”.

Rainer Maria Rilke

L’Angelo dice all’uomo:

Oh, se tu sapessi quando il tuo volto

si muta quando, nel mezzo di un tuo sguardo

che puro e silenzioso si unisce a me,

ti perdi interiormente e ti allontani!

Come un paesaggio, che era luminoso,

si annuvola e da te mi allontana.

Allora attendo: attendo in silenzio,

spesso a lungo.

E, se fossi  un uomo come te,

mi ucciderebbero le pene d’amore disprezzate.

Ma il Padre mi donò un infinita pazienza

ed impassibile ti attendo, quando vorrai tornare.

Prendi questo dolce rimprovero

non come rimprovero, ma come un puro messaggio”.

Chistian Morgenstern.


“Fluisca in te la luce che ti può afferrare.

Io accompagno i suoi raggi col calore del mio amore.

Con i pensieri più gioiosi del mio pensare

Io penso ai moti del tuo cuore.

Che essi ti rafforzino,

che essi ti sorreggano,

che essi ti illuminino.

Davanti ai passi della tua vita

vorrei raccogliere i miei pensieri gioiosi;

che essi si uniscano alla tua volontà di vita

ed essa si ritrovi con forza in tutto il mondo,

sempre di più attraverso se stessa”.

Rudolf Steiner

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