IL MISTERO DEL MALE: Caino e Giuda in noi
Dietro ad ogni tradimento, dietro ad ogni ipocrisia, ad ogni dolore inferto vi è nascosto il “mistero del male”. Combattere il “portatore del male” non porta a molto. E’ una giustizia parziale ed effimera, non utile. Il male non viene per essere “giustiziato” e neppure per essere combattuto. Viene per altro.
Ai principi del mondo Entità divine “rifiutarono” di accogliere un sacrificio d’amore a loro offerto, respingendo altre entità divine. Queste ultime sperimentarono il “non sentirsi degni”, il non essere accolti. Sentirsi non accettati, non amati originò l’amarezza, l’allontanamento, il non sentirsi meritevoli di amore. Questo fu fatto dall’Alto proprio per creare, con il presupposto del “rifiutare”, l’origine, la causa del male. L’opposizione, la separazione divenne il principio del male.
Perché queste elevate entità divine compirono questo rifiuto? Perché l’amore cosmico doveva smettere di essere un fatto ovvio, un dato di partenza scontato, ma doveva divenire una conquista evolutiva tramite la Libertà umana.
Solo vivendo il “rifiuto”, il non venir accettati si può mettere in ballo, in discussione se stessi. E questo accadde. Il male imperversò ovunque.
Il primo “male” venne da due fratelli: Caino uccise suo fratello Abele.
Il secondo male venne da Giuda: fece crocifiggere Cristo.
Caino fu il simbolo dell “individuazione” che potè nascere solo tramite l’opposizione, il contrapporsi degli uomini gli uni con gli altri. Caino è il potere Luciferico di ostacolo, di egoismo: che era necessario per rendere gli uomini individui. “Sono forse io il custode di mio
fratello?», così risponde Caino a Jahve che gli chiede dove sia Abele. L’uomo non doveva custodire l’altro, ma sentirsi separato dall’altro. Doveva conoscere l’egoismo e la separazione, l’odio, per poter imparare un amore cosciente, piu grande.
Giuda è invece il simbolo arimanico, satanico del potere di distruzione, dell’uomo che vive nella materia.
Il Cristo non si oppose a Giuda, ma anzi lo invitò a “compiere in fretta ciò che doveva fare.
Secondo i vangeli canonici, Giuda tradì Gesù consegnandolo alle autorità del Tempio di Gerusalemme, le quali a loro volta lo consegnarono a prefetto Ponzio Pilato, massima autorità romana della regione, che lo mise a morte per crocifissione.
Il Vangelo di Giuda – un documento gnostico dei primi secoli D. C.-, invece, presenta Giuda in una prospettiva molto differente: il gesto dell’apostolo non fu un tradimento, ma l’esecuzione di un ordine del Cristo stesso, che aveva bisogno di questo atto affinché il corso degli eventi che aveva progettato fosse messo in moto.
Il Cristo parla al suo discepolo prediletto (Giuda) del vero significato della Genesi, espone quindi una complicata cosmogonia dove compaiono numerosi esseri sovrumani: angeli, angeli del caos, eoni e luminari, tutti guidati dallo Spirito supremo.
In questo documento, Giuda compare come l’unico discepolo a conoscere la vera identità di Cristo, che gli rivela tutti i misteri del Cielo, della Terra e della creazione. Cristo gli predice che avrà un ruolo chiave nella salvezza del mondo. Non gli chiede di tradirlo, ma di liberarlo dal corpo che lo imprigiona in modo che attraverso il sangue, possa attuarsi il mistero dell’achemizzazione dell’egoismo umano in amore divino.
C’è chi dice che il Cristo non sarebbe mai morto di morte naturale essendo un Dio. Per poter provocare la morte serviva un assassinio che facesse fluire il suo sangue.
Giuda in sostanza, non è un traditore malvagio, ma lo strumento attraverso cui si realizza la volontà di Cristo.
Si può pensare che Caino e Giuda siano i “rappresentanti” delle forze maligne.
Il male però non sta nella qualità delle forza maligne, non sta negli Esseri che hanno il compito di offrircelo e ispirarcelo: il male è il nostro soccombere a questi esseri. E’ la nostra incapacità di vedere nel male, nella sofferenza uno scopo più alto di ciò che appare nel contingente.
Il male, il mistero degli esseri dell’ostacolo, contribuisce a rendere il bene sempre più forte e soprattutto più «buono».
Non esiste un male occulto o un male fatto di demoni «cattivi». E’ la carenza umana di superare il male, ciò che produce il vero male. Satana e Lucifero quindi non sono il male. Sono strumenti sì malefici, ma attraverso i quali può compiersi un bene grande.
Combattere il male -come si fa solitamente- è creare in realtà un “bene piccolo, meschino”: redimere, liberare il male dal suo significato è invece creare un “bene grande”. Questo è lo scopo del male: generare qualcosa che non sarebbe mai potuto esistere senza inganni e sofferenze: è la genesi del “Grande buono”. Dell’uomo vero, reale.
Il male “viene” per insegnare a diventare libero da esso. La prima fase è un momento di dolore, di caduta. Il vero male è restare nel dolore, nella caduta. Superare il male, è acquisire la forza, l’affrancamento dalla possibilità di fare il male.
Ciascuno di noi porta dentro di sé sia Caino sia Giuda. Sono elementi inseriti in noi, che vengono a costituire il nostro “doppio” luciferico e arimanico. Senza di essi non sarebbe possibile una nostra evoluzione, un superamento di noi stessi.
Possiamo riconoscere Caino e Giuda nell’altro uomo, proprio perché anche in noi stessi questi esseri vivono. Caino l’assassino parla in noi ogni volta che vogliamo separarci da un altro uomo, spezzare il legame con lui. Giuda l‘iscariota parla in noi ogni volta giudichiamo l’altro, ricoprendolo di ipocrisie, non volendoci occupare di approfondirne la conoscenza.
Giudicare è come fece Giuda, è rinunciare ad amare qualcuno che sarebbe degno di amore; condannare come fece Caino, è perdere la formidabile occasione di poter scoprire nell’altro un essere speciale.
Ogni volta che superiamo il male, che lo facciamo redento in noi, capendo e perdonando chi ci porta il “mistero del male”, non siamo noi a compiere questo, ma è il Cristo che agisce in noi, tramite noi.
E’ questo il significato di essere liberi nel “suo Nome”.
Quando qualcuno ci offende, di tradisce, ci delude, possiamo superare e comprendere il mistero del male pensando: “tu che mi offendi, so che non vieni nel nome del male, ma in nome di Cristo, so che sei una straordinaria occasione per ricordarmi come trasformare me stesso in un essere fatto di amore e libertà”.
Tiziano Bellucci
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