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Il tempo di bere la cicuta. Socrate

OBBEDIRE, DISOBBEDIRE. ONORARE, SACRIFICARE

Socrate, venne giudicato dal tribunale di Atene, per non adorare gli stessi dei di Atene, introdurre nuove divinità e di corrompere i giovani. La condanna fu di morte: bere la cicuta. E' interessante vedere che -la notte precedente - gli viene proposto di "evadere" dalla prigione grazie ai suoi discepoli, i quali erano pronti a "pagare le guardie". Ma egli rifiutò la notte prima dell’esecuzione, di scappare. Socrate va incontro al destino di morte, che gli è stato ingiustamente, inflitto. Perché non scappa e invece resta a morire?

Egli dice: “resto per onorare non gli uomini, ma le Leggi del mio paese e l'onore che vive nel mio petto”: non resta quindi per rispettare i suoi assassini, i governanti.

"Non posso tollerare che si possa pensare che io mi approfitto della volontà degli atensiensi e che voglia appropriarmi di qualcosa che non mi appartiene. Non posso sopportare di essere di intralcio e di fastidio all'evoluzione degli altri abitanti, come voi giudici".

Socrate si dà la morte, bevendo la cicuta, per onorare le vere Leggi di Atene, non gli amministratori.

Chi sono e dove sono queste vere “Leggi”?

Sono le Forze spirituali, le entità arcangeliche, le Muse che hanno ispirato i primi fondatori di repubbliche, e non vuole offenderle. Vuole onorare gli Dèi. Gli stessi che risuonano nella sua coscienza.

Cosi come Socrate ha scelto di bere la cicuta per aver “violato” le leggi di Atene, oggi c’è chi può scegliere di bere la “cicuta” -non perchè è obbligato- ma perche vuole consapevolemente onorare la vera Verità e la vera Giustizia. Questa scelta non è indotta dalle parole di chi comanda, ma dal proprio cuore.


Il disonore di sentirsi solo un "problema", un oggetto che non è più umano, ma che "occupa" spazi a svantaggio di altri, questa infamia può essere il motivo che spinge a fare una scelta di sacrificio, per dimostrare che non si è dei vigliacchi, ma si è più altruisti di coloro che conducono scelte a "vantaggio dell'umanità, mentre lo fanno solo per se stessi.


Può arrivare ad essere insopportabile l'insinuazione di voler "inquinare" il mondo con le proprie idee: al punto di compiere un atto che dimostra la propria dignità.

Sacrificare significa, non sottomettersi, ma rendere sacro l’atto che si compie onorando gli Spiriti buoni e veri che seguono dall’alto, i destini di un popolo. I “ribelli” o eroi sono quelli che vogliono il bene spirituale di un popolo, non solo il bene della salute fisica del popolo. E se il bene spirituale di un popolo è sacrificarsi, allora quel sacrificio è gradito a Dio. Cosa è il bene spirituale di un popolo? che regni la pace, l’unità e la fratellanza.

Socrate non è sfuggito dalla prigione: ha voluto sottostare alle regole delle leggi di Atene, per lealtà alle Leggi, non agli uomini. Non è vigliaccheria sacrificarsi per onorare lo spirito delle Leggi e coloro che furono realmente ispirati a scrivere quelle leggi. Ecco che un atto di sacrificio non diviene una rinuncia, una sottomissione, ma può diventare un'azione salvifica benedetta dai mondi spirituali.

Quelli che oggi sono condannati a bere la cicuta , sono coloro che sono dei "problemi" per il popolo: essi divulgano teorie nefaste contro il popolo, allo stesso di come Socrate faceva "corrompendo" i giovani atensiensi. Socrate bevve la cicuta perchè non voleva essere un problema, non voleva essere un "intasatore" della salute spirituale degli ateniensi. Socrate, -pur di non dover ritrovarsi un giorno ad occupare una terapia intensiva "rubando" il posto a chi invece meritava una terapia-, preferisce sottoporsi al "trattamento".


Il disonore di sentirsi solo una "complicazione", ossia non più un umano, ma un oggetto che può "occupare" spazi a svantaggio di altri, questa infamia può essere il motivo che giustifica e spinge a fare una scelta di sacrificio.

Può arrivare ad essere insopportabile questa insinuazione, al punto di compiere un atto che dimostra la propria rispettabilità e il proprio coraggio.

Lo si può fare per dimostrare che non si è dei vigliacchi, ma si è più filantropi di coloro che dicono di operare scelte altruistiche a vantaggio dell'umanità, mentre in verità lo fanno solo per se stessi.


Sacrificare significa in questo caso, non sottomettersi, ma rendere sacro l’atto che si compie nei confronti della propria lealtà e dignità: perché un uomo non è solo un corpo, ma anche uno spirito autocosciente e responsabile.

Un essere etico è colui che non può tollerare che si venga giudicati degli approfittatori della salute degli altri: non può sopportare di essere di intralcio e di fastidio altri. E arriva a sacrificarsi per dimostrare di essere un uomo.

Ho scritto queste parole, per tentare di dare un senso a ciò che Egli decise di fare, come sacrificio non ai decreti legge, ma alle Vere Leggi dell’eternità. Per dare un sostegno a coloro che, si “condannano” a bere la cicuta.

Prima di opporsi impulsivamente alla parola "sacrificio" si cerchi di comprendere se Socrate è un vigliacco o un eroe. Tiziano Bellucci

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