La tecnica morale. RITORNO AL PASSATO O VERSO IL FUTURO?
Dal telegrafo alla locomotiva, dalla radio alla televisione, dall’automobile all’aereo, dal neon ai raggi x, dalla calcolatrice al computer. Si compì un’accelerazione evolutiva sulla base materiale, davvero impressionante, mai accaduta prima. Le scoperte avvenute e concentrare nel 1900 sinora sono immani rispetto la “media” delle invenzioni avvenute nei secoli passati.
Si badi bene: avvenne un salto evolutivo sulla qualità della vita, senza però tenere conto del commisurato livello di coscienza da applicarvi. Non vennero dati strumenti spirituali da affiancare allo sviluppo materiale, per poter gestire consapevolmente i sistemi tecnologici. Si perse di vista lo sviluppo interiore dell’uomo nei rapporti interattivi con gli strumenti della tecnologia.
Con un esempio banale si può dire che vennero consegnati nelle mani di bambini oggetti complessi e delicati, che avrebbe richiesto una “formazione” educativa per un uso appropriato. O del controllo genitoriale. Questa “formazione” fu disputata non necessaria e anzi, si approfittò dello scompiglio e del disordine causato da un “imperare” di immaturità cognitiva e coscienziale, per sfruttare al meglio l’umanità da un punto di visto solo economico.
I media piuttosto “vendono all’uomo i suoi complessi”.
L’umanità è rimasta quindi indietro come capacità (morale) di essere all’altezza rispetto la tecnologia di cui dispone: non ha le forze per potere e sapere gestire questi strumenti in modo realmente utile e sano.
Un indicazione potrebbe essere: strappare i “giocattoli” di mano dai bambini. Opzione assurda e sconsigliata: questo provocherebbe una rivolta fra i bambini, che potrebbero risentire di traumi psicologici.
Un’altra via potrebbe essere quella di educare ad un uso più consapevole degli strumenti.
Per giungere ad un’essenzializzazione, che produca per via naturale una spontanea selezione e riduzione dei beni disponibili.
Questo non significa “tornare indietro” ai primi del 1900.
Si tratta di ricollegarsi con le intenzioni iniziali per cui vennero creati i dispositivi, le invenzioni.
Pensiamo al telefono. L’evoluzione lo ha portato ad essere un kit “tuttofare” con il quale puoi anche provare la pressione sanguigna o usarlo come una torcia. “Educarsi spiritualmente” significa prendere in mano un telefono e ricordare per cosa fu inventato, usandolo solo per quello che è la sua reale funzione.
Il televisore inizialmente aveva uno o due canali con poche trasmissioni, selezionate e curate, con impronte abbastanza oggettive. Oggi il televisore è un dispositivo personalizzato che serve per plagiare le coscienze in termini politici e commerciali. I mezzi più deleteri sono i telegiornali e le pubblicità. “Educarsi spiritualmente” è prendere il televisore e metterlo in cantina. Per come è strutturato ora il sistema non è più gestibile.
Chi dice “si tratta solo di sapere gestire i mezzi, non di abolirli” fa parte del sistema, di quei mezzi é succube e non vuole abbandonarli, non desidera tirarsene fuori. E neppure ha valore far credere “che così si perde il contatto con il mondo reale, si è menefreghisti.” ma si puo chiedere: è reale ciò che ci dice la comunicazione di massa? È utile a farci sentire umani ottimisti e colmi di speranza? O ci toglie invece ogni speranza facendoci sentire come scimmie nate dal caso? L’uomo non è evoluto al punto di saper gestire qualcosa, per ora. Per imparare a controllare qualcosa, serve una tecnica morale. Un detto recita: “ogni passione senza disciplina porta alla rovina.” Solo se prima ci si sottomette ad una disciplina di proprie regole, scelte da noi, si può pensare un giorno di potere essere liberi di fare qualcosa.
Si dovrebbe “ritornare indietro” non retrocedendo nel passato, ma nella propria coscienza. Si dovrebbe divenire capaci di mettere in discussione ogni strumento tecnologico e rivalutarlo secondo “il peso” di ciò che è, per ciò di buono può dare a noi e all’umanità.
Mettere al primo posto lo sviluppo della nostra moralità (spiritualità), non del nostro benessere psico/ fisico.
Sarebbe bene confrontare sempre l’aspetto dell’utile con quello del comodo. Una cosa può essere comoda, ma inutile. Può essere bella, ma dannosa.
Da anni medito per la creazione di un gruppo che sostenga l’abolizione della comunicazione di massa. Un ritorno dell’essenziale. Oggi sembra un utopia pensare di vivere senza televisione o internet.
Si dovrebbe imparare a utilizzare i beni materiali solo nella misura in cui servono per farci crescere interiormente, non solo per la soddisfazione che possono aggiungere al nostro benessere egoistico.
Si dovrebbe giungere spontaneamente ad assumere cibi che servono solo al nostro bene, a guardare immagini che ci elevano, ad apprezzare opere che ci trasportano ai livelli che meritiamo come umani.
Anche ritrovare il valore della natura, di ciò che vive in essa, è fondamentale.
Tutto questo “non è tornare indietro”: è riprendere le redini, stando al passo con i doni che l’intelligenza umana ha messo a disposizione del genere umano.
Potrebbe essere “tardi” per operare un cambiamento.
Operare da soli per cambiare è possibile, ma lo si dovrebbe fare “donando” opportunità anche al resto dell’umanità che non è in grado di “cambiare” da sé.
Si potrebbero fondare associazioni che –anche se inizialmente potrebbero apparire separatiste- si isolano dai sistemi mediatici. Ad esempio, si dovrebbero costituire delle “comunità” in cui si seguono certe direttive: il non uso della televisione e di internet, non uso del cibo proveniente da supermercati, non frequentazione di luoghi mediatici come spiagge, discoteche, spettacoli di massa. Si dovrebbe all’interno dei circoli promuovere l’arte e la cultura, come mezzo non di intrattenimento, ma di sviluppo interiore. Non si tratterebbe di una comunità di “asceti”, ma di individui che si occupano di “essenzializzare” e ridurre le percezioni, gli alimenti e le abitudini -che al momento sono solo “disumanizzanti”- con lo scopo di rinvigorire l’elemento umano.
Cosa importante è che questo tipo di comunità non dovrebbero essere mondi isolati, in cui si penetra solo se “prescelti”. L’accesso sarebbe per tutti, purchè ci si adegui ai sistemi.
Altra nota importante è che dovrebbero esservi rappresentati di tali comunità che dovrebbero ai massimi termini rendere pubblica l’esistenza di questo tipo di realtà e invitassero a farne esperienza a tutti. Quindi grande accento dovrebbe essere posto sul “provocare” occasioni di confronto fra la società ordinaria e questo tipo di comunità. La parola chiave potrebbe essere: “noi ci siamo accorti che possiamo gestire meglio la vita, se ci rendiamo liberi dalle cose non essenziali e se le usiamo in modo morale”.
Riprendere il dominio della vita è possibile: purchè si sia disposti a compiere alcuni passi indietro sul piano dell’educazione della coscienza. E si voglia inchinarsi al progresso, chiedendo forze al mondo spirituale per potere esserne all’altezza.
Tiziano Bellucci
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