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“La vita” SUI SOCIAL NETWORK. La disinformazione. La demenza digitale

“La vita” SUI SOCIAL NETWORK. E la disinformazione. La demenza digitale


Sino a qualche tempo fa ritenevo utile usare i canali dei Social Network per pubblicare e condividere le mie riflessioni, i miei studi. Come dicono molti pensavo: “si tratta di quale uso fare dei canali mediatici”.

Sino a quando mi sono accorto che la volontà di “questo uso” –che crediamo di amministrare in modo libero, autonomo e cosciente- frequentando tali network, tale volontà viene manipolata senza accorgersene. Si crede di muoversi secondo libero arbitrio, invece piano piano, si diventa succubi accondiscendenti della volontà del “network”. E la cosa interessante è che “si crede di essere liberi”.

Un sintomo evidente, dell’azione del network è la “dipendenza”. Basta guardarsi intorno e si nota che la maggior parte dell’umanità vive passeggiando con un telefono connesso ai Network. La connessione wi-fi dona l’illusione di essere “collegati” con il mondo. Fa sorgere lo stimolo a credere di poter “esser cercati” e trovati da un momento all’altro da chi ha bisogno di noi e chi vuole stare con noi. Il network alimenta l’ambizione di poter essere “corteggiati”, di poter flirtare ininterrottamente e quindi di offrire occasione di potenziamento del proprio ego, che si sente “cercato” e desiderato.

Questo aspetto reca in sè anche un senso di misericordia. Che mostra il grande bisogno dell’umano di “cure e di affetto”. Il network “lenisce” o meglio illude che si possa essere “curati” e cercati in ogni attimo della vita.

E’ innegabile dunque l’aspetto di “dipendenza” che si crea con la comunicazione network. Molti adolescenti ne sono vittime. E non solo adolescenti. Già questo aspetto dovrebbe mettere in guardia.

Altro aspetto è il problema digitale. Il contatto continuo con strumenti elettromagnetici, crea e creerà patologie nervose. L’uso del monitor causa problemi alla vista, e al sistema nervoso. Inoltre la modalità “intuitiva” con cui sono disposti i software depotenziano le capacità mnemoniche ed intelettive umane, sino a portarle ad una passività che presto o tardi potrebbe manifestarsi in forme neurologiche anche gravi.

Un ulteriore aspetto è il seeguente- Con il tempo, ho notato che sui network imperano diversi elementi destabilizzanti per la volontà umana:

  1. notizie false, bufale

  2. tendenze all’immaginare ovunque complotti

  3. volontà di fenomenalismo

  4. tendenza al vivere secondo condizioni “estreme”

Quando nell’anima si presentano elementi di questo tipo, non si è piu in grado di poter usare un giudizio sano. La realtà e la verità viene perduta.

Le notizie che ci pervengono dai media, vengono assimilate senza conoscere la natura dei loro effetii nella psiche umana.

R. Steiner dice che le “news” dei giornali (e dei Network) sono creature che vivono un giorno solo: si dimenticano in fretta. A differenza dei libri, che invece rimangono nella memoria molto tempo.

Ciononostante le notizie giornalistiche siano concepite con più superficialità e minore veracidità, penetrano e si annidano molto più profondamente nell subconscio. Il contenuto di un libro resta nella nostra coscienza, a lungo.

Ciò che si legge, si ascolta, si assimila e si dimentica in fretta (come il telegiornale) diventa una forza inconscia che non si manifesta subito -quindi non sembra dove essere preoccupante- ma creerà purtroppo in futuro un effetto. Agisce sullo spirito generale del tempo, di natura arimanica. Cosa comporta questo?

Significa che la natura fuggevole della news quotidiana, non imprimendosi nella memoria, produce un effetto inaspettato: diventa addirittura una “parte” costitutiva delle profondità remote dell’anima. Essa piano piano “diventa” quelle notizie, assumendo e “diventando” noi stessi superficiali e poco veritieri tanto quanto è la natura stessa di quelle notizie. Esse “plasmano” nell’inconscio umano disposizioni alla superficialità e alla menzogna.

Questo non significa che occorre smettere di accogliere notizie dai quotidiani: ma si tratta di educarsi a vigilare per poter distinguere se un contenuto è scritto con coscienza o morale o per puri scopi divulgativi di entusiasmologia. Ossia se è un informazione che si occupa di prendersi cura di aspetti morali o se invece viene detto per suscitare solo sensazioni estreme, capaci di esaltare lo sdegno verso tutto o la rabbia indignata, il riso incontrollato e superficiale. Le notizie del secondo tipo creano “insensibilità” nell’anima. La predispongono a non essere più reattiva, ma ad accomunare l’omicidio con la gara sportiva. Come l’elenco delle news di oggi, riportato sotto. Non vi è differenza fra drammi umani e divertimenti. E’ tipico di un telegiornale parlare prima di fatti di sangue e d’improvviso nominare i risultati sportivi,o le nuove tendenze di moda. In questo modo l’anima si desensibilizza: smette di avere parametri di carità e misericordia. Tutto diventa piatto e uguale. Questo è un grave pericolo, soprattutto per i bambini.

“Agire sullo spirito arimanico del tempo”, significa predisporre ora i germi dell’umanità del futuro.

Quando tutto ciò che è al confine dell’umano diventa “estremo” e possibile, quando i limiti esistono solo per essere superati, quando tutto ciò che solo qualche tempo fa poteva essere assurdo e amorale diventa condivisibile e ammissibile solo perché tutti ne parlano, è probabile che si stia smarrendo l’orientamento.

Anche se si potrebbe pensare che la mente si sta spregiudicatamente aprendo a tutto, in realtà vi è un’altra possibilità: che la mente e l’anima umana abbiano perso o stiano perdendo il loro centro di gravitazione. E che si muovano senza poggiare su nessun valore pedagogico per lo sviluppo interiore.

E’ come dire: si può parlare di qualcosa, ma non necessariamente quel qualcosa deve essere reale.

Si possono usare parole e parlare di nulla.

L’umanità attuale sembra far questo: riesce ad avere coscienza di sé non perché attinge da un patrimonio di ideali interiori che la sostiene come un fuoco caldo, ma si ha la sensazione di stare vivendo perché la coscienza viene continuamente alimentata da piccoli fuochi fatui, o pensieri momentanei che non hanno nessun valore, ma che la sostengono secondo dopo secondo, spegnendosi e accendendosi l’uno dopo l’altro.


Non si vive dei principi, ma su “scintille” di informazioni, scaglie di aforismi, che conferiscono la sensazione di avere qualcosa che conferisce un senso di coesione interiore.

Oggi, l’io umano è una nozione. L’io vive per il tempo che essa può sentirsi preso dall’informazione, sino a quando non ne arriva un’altra che la sostituisce.

Per tal motivo ho deciso di non trovare più interessante utilizzare i social network.

Tiziano Bellucci

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